In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».
Commento
Forse anche chi non mastica il genere fantasy ha sentito parlare del monumentale romanzo di Tolkien “Il Signore degli Anelli”. Giunti ad un certo punto della storia lo stregone Gandalf (a capo della “Compagnia dell’Anello”) deve decifrare un enigma per entrare nelle miniere di Moria, l’antico regno dei Nani. L’iscrizione alla sommità del portone bloccato recita: “Dite Amici ed entrate”. Non voglio dirvi come i nostri amici siano riusciti ad entrare. Condivido solamente due cose. La prima: i nostri cuori sono spesso sbarrati come quel portone. La seconda: a volte una semplice attestazione di amicizia può diventare la chiave per aprire a chi bussa alla porta del nostro cuore. Tante volte imponiamo agli altri e al Signore troppe condizioni per entrare nel nostro cuore. Ci sentiamo costantemente “sotto attacco” e, chiusi in noi stessi, ci stanchiamo di bussare alla porta del cuore di Gesù. Ci convinciamo di non interessare a Lui e che non valga la pena di pregarlo. Dico solo che la soluzione all’enigma del portone si è posta guardando con altri occhi l’iscrizione. Confidandoci che la porta del suo cuore è aperta da sempre per noi il Signore vuole spronarci ad uno stile di preghiera grato e riconoscente. Guardando “con altri occhi” la nostra preghiera e recuperando la logica del “grazie” possiamo sentirci parte di Lui e farlo davvero entrare nel nostro cuore.
Al termine di questa giornata mi ritaglio un tempo più generoso di preghiera in cui penso ad almeno tre motivi per dire “grazie” al Signore.
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