In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno».
Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».
Commento
Curioso: dai pubblicitari e dagli imbonitori ci facciamo facilmente circuire, nella perenne rincorsa di una felicità sempre promessa, mai realizzata e sempre spostata allo step successivo, mentre da Te, che in evidente controsenso chiamiamo Maestro, “vogliamo un segno”. Di coloro che ci schiavizzano ci fidiamo, a Colui che ci libera, chiediamo “segni”, quasi che la libertà fosse un fardello che ci mette continuamente davanti ad un bivio che ci chiede di scegliere: tra un Padre ed un padrone. Signore perché una volta per tutte non ci dai dei segni inequivocabili che ci obblighino ad essere giusti, liberandoci una volta per tutte del peso delle responsabilità?
O forse non hai mai smesso di darci segni che, per rispettare la nostra libertà, non possono che essere inequivocabili: il battito di un cuore, il respiro di un bimbo, lo sguardo di una madre, la gratuità di una vita donato su di una croce… Nonostante l’uomo si affanni a negarlo temendo il peso della responsabilità che ne deriva, c’è una grandezza nell'uomo, una capacità di ascolto e comprensione, una profondità di sentimenti, una tale propensione al dono che fa di lui il “segno” per eccellenza. La durezza della risposta di Gesù nasce da qui, da una domanda che di fatto è la negazione dello splendore dell’uomo, a così caro prezzo amato.
Oggi voglio vivere pienamente il salmo: “Ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda, meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l'anima mia!”
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