In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: "Misericordia io voglio e non sacrifici". Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Commento
Il nome di Dio è misericordia. Così ci ricordava papa Francesco qualche anno fa. Il tratto misericordioso del nostro Dio non ne traccia solamente la prassi e l'operato, ma ne delinea il volto e la sua più autentica identità. La misericordia diventa quindi l'autoritratto della Provvidenza che ha reso i nostri cuori un autentico tesoro. A questo punto tutto diventa relativo. Anche il denaro estorto da Levi il pubblicano, che diventa un nulla, rispetto alla misericordia di Dio. Che ci racconta chi è Lui e chi siamo noi. La misericordia è l'unico tesoro che ci ribalta e modella la nostra prospettiva e i nostri obiettivi. Quali sono per me le monete che devo lasciare sul banco per contemplare il vero volto misericordioso di Dio?
Oggi lo voglio scoprire dedicando più tempo alla preghiera
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