Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto.
Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Commento
Il Vangelo di oggi tocca un tema su cui mi sento molto sensibile. Ogni giorno infatti quanto descritto accade al lavoro, nelle relazioni, nella vita. E sperimento quanto sia difficile per me seguire queste indicazioni! Mi colpiscono due aspetti. Il primo è che sento che il mondo in cui vivo è molto competitivo. Devi essere sempre sul pezzo, non puoi avere la minima distrazione, devi arrivare ai risultati migliori il prima possibile, come fossi una macchina. La cosa incredibile è che Gesù oggi mi dice non di fare diversamente, ma addirittura di fare l’opposto: sembra quasi chiedermi di cercare di arrivare ultimo. Questo non è facile, anzi è difficile come e forse più che arrivare primo. Perché mi sento influenzato dagli altri che sui social vogliono sempre mettersi in mostra, farsi vedere. Quindi cosa devo fare? Mollare tutto, essere svogliato, senza grinta? No! Il Signore non mi sta chiedendo questo. Gesù mi chiede di concentrarmi sull’essere, non sull’ apparire. Di avere il coraggio di fare le giuste azioni senza sbandierarle. Gesù mi sta dicendo che posso essere un buon discepolo anche se non mi faccio vedere in continuazione da tutti. Il secondo aspetto è che Gesù mi fa riflettere anche sulla pazienza. L’invitato non viene immediatamente portato avanti di posto: questo accade dopo un po’. Se vuoi superare davvero qualcuno, devi prima imparare a stare un po’ dietro.
Oggi di fronte a uno sbaglio di un mio fratello, non mi arrabbio né lo rimprovero: anzi prego per lui.
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