I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino».
Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Commento
In questo brano di Vangelo quello che più mi colpisce è la figura di Giuseppe, in particolare la sua obbedienza. Di fronte alla volontà di Dio, risponde con un sì pronto, senza repliche, senza borbottii e lamentele. Non ha pensato che spettasse al Padre risolvere i problemi che riguardavano Gesù. Non ha pensato che lui stesso meritasse un percorso di vita agevolato per il semplice fatto di essere il custode di Dio fatto carne. Non ha pensato di "trattare" con Dio per fargli presente quanto fosse difficile quello che gli stava chiedendo. La sua risposta è stata un semplice "sì", frutto di una fiducia piena e incondizionata in Dio e nella Sua volontà. Mi chiedo come avrei reagito io nella sua situazione: quale sarebbe stata la mia risposta se Dio mi avesse chiesto di lasciare la mia casa, il mio lavoro, la mia stabilità per andare in un posto completamente sconosciuto e a me estraneo? Sicuramente sarei stata recalcitrante e, anche se lo avessi fatto, lo avrei fatto polemizzando. Mi rendo conto allora dell'enorme distanza che c'è tra la mia persona e quella di Giuseppe. Egli nel suo essere creatura mi mostra la via della santità: essere consapevole che Dio vuole il mio bene, che nelle difficoltà della vita Lui è sempre accanto a me e mi mostra la via migliore, che vale la pena fidarsi perché Dio sa cosa è meglio per me.
Oggi ascolto la canzone "Il Prodigio dei Prodigi" di Debora Vezzani e chiedo a San Giuseppe di intercedere per me perché sappia fare ogni giorno con gioia la volontà di Dio.
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