In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza».
Commento
Brano del vangelo tra i più noti, quello del Bel Pastore ripropone in modo mirabile la contrapposizione che perennemente vive nell’uomo, tra l’Amore fattosi uno nella carne e l’approccio all’Altro concepito come possesso, uso e oggetto di sfruttamento. In un mondo che fa dell’affermazione dell’identità personale un idolatria, il Bel Pastore propone il rapporto tra Dio e l’uomo come il rapporto tra il pastore ed il suo gregge, un rapporto che parla di reciproca dipendenza: è la follia dell’Amore, quella che manifesta la propria libertà mettendosi al servizio dell’Altro. Un Altro conosciuto per nome, che ne indica l’identità più intima e dove quel “io conosco” sta per “solo io conosco”: sì, perché solo l’amore sa “vedere”, riconoscere, accogliere, custodire. Mette i brividi quel “chiamati per nome”: chiamati a seguire l’Amore che ci cammina d’innanzi e che ci indica la strada per realizzare quel miracolo d’amore racchiuso in ogni storia, in ogni limite, in ogni nome. E quando torneremo feriti e mutilati dopo ogni uscita alla ricerca di una presunta libertà, troveremo “quella porta” che possiamo varcare in entrata ed uscita, che si farà abbraccio, accogliente mentre “quella voce” ci darà un nuovo, l’ennesimo benvenuto.
Oggi chiedo allo Spirito il dono del discernimento per saper vedere “quella porta” e tornare a entrarvi.
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