In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».
Commento
Ogni tanto il Vangelo ci consegna una versione di Gesù molto dura, che sembra stonare rispetto a quella tenera e pacifista tipica di una certa retorica. Eppure, durezza e tenerezza del Cristo non sono altro che le due facce della stessa medaglia. Me ne rendo conto ogni giorno pure io e chiunque altro sia impegnato nel mondo dell’educazione. Infatti, quando si vuol bene a qualcuno è necessario lasciarlo libero. Ma questa libertà contempla anche la possibilità del rifiuto e del disaccordo, cose che non possono lasciare indifferenti. Gesù non è da meno: dopo tutto quello che ha detto e soprattutto fatto per gli abitanti di queste tre città, ora fa i conti con la loro durezza e chiusura. Anche i miracoli servono a poco, se a monte non c’è conversione, “cambiamento di mentalità”, cioè se manca la disponibilità a prendere sul serio il Vangelo e a farsi un po’ scombussolare e sorprendere dalla sua novità. Allora i duri ammonimenti del Maestro diventano l’ultima disperata carta per ridestare le persone e restituire loro quella sana vertigine e drammaticità che deriva dalla libertà. L’alternativa è l’inferno, che esiste eccome, già adesso, ed è chiudersi alla relazione con gli altri e con Dio. Oggi penso ai tanti benefici riversati da Dio nella mia vita e se mi accorgo di essere un po’ impermeabile al Suo amore, chiedo la grazia della conversione che, parafrasando con le parole di S. Paolo ai Corinzi, consiste nel lasciarsi riconciliare con Dio e riscoprirsi figli amati.
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