In quel tempo, Gesù disse:
«Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!
Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».
Commento
Parole taglienti e provocatorie queste: fanno parte del discorso che Gesù rivolge ai Settantadue discepoli, inviandoli nelle città ad annunciare il suo arrivo.
Corazìn, Betsàida, Cafàrnao…località familiari a Gesù e al testo evangelico tanto dall’essere oggi mete obbligatorie per ogni pellegrino che si reca in Palestina. Queste località sono elencate con efficace freddezza dal Maestro, che pone i suoi discepoli dinnanzi al più grande e terribile aspetto della realtà dell’uomo: la libertà.
Di fronte alla provocazione del Vangelo sorge in me una questione: posso io non riconoscere i prodigi che il Signore opera nella mia storia? Ben presto, però, mi rendo conto che questa domanda apre la questione cruciale della mia libertà. Già nella Sua provocazione, il Signore afferma la possibilità per l’uomo, ciascun uomo, di rifiutarlo. Questa consapevolezza permette l’insorgere della domanda che sta al cuore di questo brano: come metto in pratica l’accoglienza dei prodigi che Dio opera nella mia vita? L’attenzione non è posta sulla comprensione passiva dell’annuncio, ma sulla mia possibilità di mettermi in gioco per accogliere il Vangelo.
Io sono quella città che visitata dal Signore, non solo lo ascolta, ma può scegliere se accogliere la buona notizia e convertirsi, oppure no.
Guai a me se rimango passivo all’ascolto della Parola. Beato me se la mia vita, nei limiti della sua pochezza, si riconosce abitata dalla misericordia e capace del più grande dei prodigi: l’amore gratuito per il Signore e per il prossimo.
Spirito Santo, suscita in me la meraviglia per i prodigi che Dio opera nella mia vita, perché anche oggi riconosca nel mio prossimo il Tuo agire misericordioso.
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