La Gioia del Vangelo

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sabato 19 aprile 2025

Sabato Santo

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Dal Vangelo di Giovanni 19,38-42
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo - quello che in precedenza era andato da lui di notte - e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.
Commento
O Spirito del Dio Vivente, donami il coraggio di testimoniare senza paura la mia appartenenza al tuo mistero di morte e resurrezione.

Il brano ci porta davanti al momento della sepoltura di Gesù, un episodio carico di silenzio e mistero. Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo, due uomini che fino a quel momento avevano seguito Gesù di nascosto, escono ora allo scoperto per dargli una degna sepoltura. Il loro gesto è un atto di coraggio e di fede: si espongono pubblicamente per il loro amore verso il Maestro, proprio quando tutto sembra perduto. Mi colpisce molto la loro scelta: prendono posizione per Gesù, attestandone con coraggio l’appartenenza a Lui nel momento della deposizione e della sepoltura. Da una parte sembra una scelta tardiva. Perché proprio adesso che è morto? Non potevano seguirlo quando era vivo? Dopotutto era meno difficile! La tempistica in cui hanno scelto di esporsi è davvero impegnativa: Gesù è appena stato crocifisso e coloro che ne volevano la morte non avrebbero gradito degli adepti motivati dopo la sua dipartita. E questi due sono addirittura due membri del Sinedrio… D’altra parte il coraggio di Nicodemo e di Giuseppe (che si è esternato proprio in questo momento duro e “scomodo”) sembra il presagio di una speranza di resurrezione. Da dove gli arriva tutta questa forza del cuore? Dal fatto che, mentre si occupano con determinazione e tenerezza del corpo del loro Amico, intravedono già l’alba del terzo giorno, quando in quello stesso corpo non osserveranno più l’ombra della morte ma contempleranno l’eterna luce della vita. Nicodemo e Giuseppe in questo atto pieno d’amore ci aiutano ad essere sentinelle del mattino e discepoli appassionati che attendono l’alba della resurrezione?

In questo giorno di silenzio e mistero mi metto in attesa dell’alba della resurrezione. Chiedo al Maestro di prendermi cura della nostra relazione e di avere il coraggio, nei prossimi giorni che si apriranno alla Pasqua, di testimoniare senza paura in un contesto ordinario la mia straordinaria e luminosa appartenenza a Cristo.
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