Giovedì della XIX settimana del tempo ordinario
Dal Vangelo secondo Matteo 18,2
9,1
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa". Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quello che devi!". Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò". Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?". Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.
Commento
Il Vangelo si apre con Pietro che chiede a Gesù quante volte deve perdonare e il numero che usa, settanta, denota già una certa larghezza. Ma Gesù va oltre e chiede di perdonare settanta volte sette, ossia sempre. Il volto di Pietro dinanzi a questa affermazione avrà comunicato stupore e una domanda inespressa: ma chi ne è capace? Gesù con il Suo racconto dà ragione di questa richiesta di perdono infinita. Quel re che condona un debito enorme, diecimila talenti, una somma che una vita intera non basterebbe a restituire, è Dio, che offre la Sua amicizia e il Suo perdono a ogni uomo. Ma quel servo, che ha appena ricevuto il condono, non ha capito fino in fondo ciò che ha ricevuto e per questo non ha a sua volta pietà del suo debitore. In fondo non è uno sforzo, è una grazia, è dalla gratitudine che nasce la capacità di perdonare. Anche nelle dinamiche umane è così: quando ci sentiamo accolti e amati il nostro cuore si allarga e così diventiamo più capaci di accogliere anche gli altri. Tanto più se chi ci accoglie, ci ama e ci perdona è Colui che ci dà il respiro in ogni istante.
Oggi Signore voglio vivere la mia relazione con Te, accorgermi di quanto mi dai così che anche io possa accogliere e perdonare le persone che incontrerò sul mio cammino.
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