In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Commento
Signore, eccomi alla tua presenza, come terra deserta, arida, senz’acqua. Riversa nell’anfora del mio cuore il dono del tuo Spirito, perché io possa accogliere la tua Parola farla scendere nella profondità del mio essere, perché la mia vita sia trasformata dall’incontro con il tuo amore e trabocchi della gioia del tuo Vangelo.
Inizia così il ministero di Gesù, con una festa di nozze in cui manca tutto! Sembrano non apparire gli sposi, il vino non c’è, pochi invitati. Ci sono solo delle giare vuote, dell’acqua e la parola rivolta dalla madre di Gesù ai servi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». In quelle sei giare possiamo riconoscere il popolo d’Israele, la Chiesa, ciascuno di noi. Sono le giare della purificazione, rappresentano cioè tutti i nostri tentativi di ottenere la vita attraverso pratiche religiose oppure ricercando cose esteriori che possano colmare la nostra sete più profonda. Tanti tentativi ma ci accorgiamo che ci manca ciò che dona veramente gioia. Allora ecco l’invito della madre di Gesù a fare ciò che ci dice, a seguirlo, a vivere della sua Parola. Se accogliamo questa scommessa sperimenteremo quel vino nuovo, il dono dello Spirito, che solo può alimentare le nostre esistenze rispondendo alla nostra sete di gioia e di amore ma soprattutto al desiderio profondo di relazione, di intimità con Dio. Con cosa ci stiamo dissetando?
Questo l’invito per oggi: fare spazio. Come? Mi fermo e ascolto il mio cuore, riconosco gli anestetici che ho assunto per non sentire quella sete e do spazio al Signore, alla sua Parola, alla relazione con Lui.
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