In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
Commento
Una parola mi viene in mente leggendo questo brano: speranza. Basta che la gente senta la voce che Gesù si trova in un certo luogo e là accorre. La speranza è propria di chi si trova in una condizione di sofferenza o miseria e che quindi ambisce ad una condizione migliore. In particolare in questo caso è la speranza di “stare meglio” per chi è affetto da una malattia o una grande sofferenza, al punto di desiderare anche solo di riuscire a toccare Gesù. Riconoscersi “malati” è quindi la condizione necessaria per sentire il bisogno e la speranza di avvicinarci al Signore. Gesù si manifesta specialmente a chi spera in lui e nella sua Salvezza. Chi sente di non aver bisogno di nessuno difficilmente avrà l’umiltà necessaria per riconoscersi bisognoso di incontrare il Signore. A mio parere è bello anche notare che chi è malato non è da solo: c’è sempre qualcuno che ci porta a Gesù, che ci insegna e ci incoraggia ad avere speranza. Penso a tutte quelle persone che lungo il mio cammino, nel momento in cui mi sentivo più lontano da Dio mi hanno invece mostrato la via della speranza e della fede.
Ti ringrazio o Dio per tutte le persone della mia vita che continuamente mi incoraggiano a credere in Te.
Oggi dico una preghiera speciale per chi è malato e ha perso la speranza.
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