La Gioia del Vangelo

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lunedì 09 settembre 2024

Lunedì della XXIII settimana del Tempo Ordinario

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Dal Vangelo di Luca 6,6-11
Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
Commento
Vieni Spirito Santo e donami il coraggio di accogliere la mia fragilità e consegnarTi la mia dignità.

L’esperienza del limite e della fragilità che accompagnano la nostra condizione umana possono diventare una profonda paralisi, aridità interiore, che gradatamente ci trasforma in persone sole, separate da Cristo, dalla vita e da ogni altra relazione significativa. Quando possiamo sentire la voce di Qualcuno che ci ama, allora si spezza il nostro isolamento. La potenza e l’efficacia di questa Voce non è data dalle parole ma dall’evidenza e dalla forza di gesti concreti di Chi ha il coraggio di sfidare credenze ed abitudini, spesso pregiudizi, proprio per noi. Gesù accoglie la “sfida” di chi lo mette alla prova e crede di sapere già tutto, e rimette al centro il nostro bisogno di Lui. E’ il Suo amore per noi che ha la precedenza e non si ferma. Anche quando Gesù pare rompere lo schema delle tradizioni, ci coinvolge: la Sua domanda agli scribi e farisei, prima di operare la guarigione, è la proposta di cambiare lo sguardo, di ascoltare con umiltà, di accogliere una nuova “Parola”. La domanda di Gesù è un invito per noi, per tutta la Chiesa, è il segno di una “Comunità” che può lasciarsi coinvolgere e partecipare alla guarigione, libera da stereotipi, pregiudizi che ostacolano la creatività e la vitalità della Sua presenza incarnata nella nostra realtà quotidiana.
Nessuno è escluso nel dolore di chi è solo e soffre.
Anche io sono tentato di pensare e dire “si è sempre fatto così’"?

Oggi proverò a guardare la solita situazione-persona in modo diverso, cercando di accogliere un nuovo sguardo.
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