In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: "I suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo". E se mai la cosa venisse all'orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.
Commento
La tradizione cristiana da secoli chiama questo giorno "Lunedì dell’Angelo". La parola angelo in greco significa “messaggero” e nel brano odierno vediamo due tipi di messaggeri a confronto: le donne e i soldati. Mi ha colpito che per entrambi il Vangelo usi il termine “annunciare”, sebbene le modalità dell’annuncio siano opposte. Innanzitutto, le donne a quell’epoca non erano considerate testimoni affidabili, tuttavia potevano vantare il fatto di avere una certa familiarità con Gesù visto che lo avevano seguito fin dall’inizio. Dall’altra parte ci sono i soldati, posti a custodia del sepolcro proprio per evitare un “inganno peggiore” e che paradossalmente vengono pagati per diffondere una menzogna. Tutto ciò mi fa pensare che anche noi Cristiani possiamo essere “angeli” come le donne o come i soldati e che in un modo o nell’altro annunciamo con la vita quello che abbiamo incontrato. Ma come capire se in questa Pasqua ho incontrato il Risorto o una verità scomoda da insabbiare? Le donne del Vangelo sembrano suggerire almeno tre criteri: provare un misto di timore e gioia per la grandezza di ciò che è accaduto; sentire l’urgenza di correre a dirlo a tutti perché gli incontri forti mettono le ali ai piedi; infine sperimentare di aver fatto un’esperienza viva e concreta che si traduce nel linguaggio amoroso dell’avvicinarsi, dello stringere e dell’adorare cioè baciare.
Oggi mi domando che tipo di messaggero sono e così capirò chi ho incontrato in questa Pasqua.
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