In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: "I suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo". E se mai la cosa venisse all'orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.
Commento
Oggi è un giorno di grande festa, Gesù è risorto e l’annuncio della Sua Resurrezione corre velocemente per le strade. Ma c’è chi in un clima di gioia ha paura e si sente minacciato da quanto è accaduto. Leggendo questo passo del Vangelo di Matteo ho subito pensato all’ambiente di lavoro, quello che viviamo tutti i giorni. Spesso e volentieri ci capita di sentire della promozione di un nostro collega o della buona riuscita di un progetto e anziché gioire per il risultato di chi ci sta vicino, spesso tendiamo a sminuire e giudicare il suo operato. La paura e l’invidia sembrano prendere il sopravvento tanto da tirare fuori il peggio di noi, in una sorta di ipocrita soddisfazione che, davanti ti fa gioire, ma dentro sminuisce l’altro puntandogli il dito contro. Quante volte anche a me è capitato di vedere l’erba del vicino sempre più verde e di lasciarmi prendere dall’invidia perché c’è qualcuno più bravo e in gamba di me. Non è sempre facile avere il coraggio di fare un passo indietro e rendersi conto che l’invidia è come un paio di occhiali sporchi, non ti fa vedere in modo chiaro la realtà delle cose. In questo tempo di festa possiamo allora pulire bene gli occhiali e toccare in modo tangibile la potenza dell’amore infinito di Dio che ci dà la forza di uscire allo scoperto per essere e vivere da veri cristiani. Fa paura? È difficile? Certamente che lo è, ma alla luce di quanto appena vissuto in questa settimana Santa mi chiedo: che tipo di cristiana voglio essere? E la risposta è arrivata guardando la croce che non è solo simbolo di sofferenza, ma di vero amore per me e per tutti coloro che incontro.
Oggi mi soffermo davanti alla croce chiedendo il coraggio di poter vivere tutti i giorni da vera cristiana.
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