In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà».
Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande.
Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Commento
Spirito Santo, aiutami a liberarmi dalla tentazione di credermi grande!
Come ogni buon Maestro, Gesù si preoccupa di istruire i suoi discepoli, vuole metterli a conoscenza di quello che sta per succedere tra poco. Ma i discepoli, che in altre occasioni erano sembrati così forti, qui non osano chiedere nulla, sono spaventati? L'insegnamento di Gesù non e’ solo un'informazione, e’ un atto pratico: riguarda la sua vita. Non posso non leggere ciò come un gesto d'amore. Vuole preparare i loro cuori, non vuole siano colti impreparati. Ma loro non comprendono, sono concentrati su se stessi e il loro bisogno di "affermazione”: discutono di chi sia il più grande. Quante volte anch'io presa dalle mie insicurezze vorrei solo sentirmi gratificata e riconosciuta, cosa non cattiva, ma rischiando di farmi perdere di vista le cose essenziali. Gesù combatte questo “carrierismo” ricordandomi che devo puntare all'ultimo posto. Perché solo chi ha la libertà di mettersi all'ultimo posto allora e’ davvero il primo. Il rischio di cercare il primo posto è di cadere nelle logiche del “ giudizio degli altri”, “delle belle e brutte figure”, tutte cose che hanno la meglio sulla propria libertà. Ma io non sono il posto che occupo, valgo a prescindere, e pensare di valere di più solo per il posto che occupo è un'illusione pericolosa. Gesù, con gesto, fa comprendere la fonte della nostra fragilità, la nostra delicatezza, che e’ la stessa di un bambino. che chiede solo di essere abbracciato. Quanto mi preme essere al “primo posto”?
Oggi provo a stare con una persona più fragile di me, la osservo e provo a imitarne la libertà.
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