La Gioia del Vangelo

Più ci penso, più ne sono convinta: la nostra società è invasa dalla logica dell’utilità. Il motto è: “non c’è tempo da perdere”. E così riempiamo le nostre agende con tanti piccoli o grandi impegni, misuriamo e verifichiamo in continuazione l’efficacia di ciò che facciamo, confondiamo l’amabilità con l’abilità. Crediamo, alla fine, di essere amati per quanto facciamo. Oggi il Vangelo invece dice quella parola che più mi mette in discussione: “siamo servi inutili”. Siamo, cioè, persone che servono senza guadagno (in-utile), senza voler niente in cambio. L’efficacia ad ogni costo lascia il passo alla bellezza del servizio, che nasce dallo scoprirsi amati. Potremmo anche dire: “come servi siamo inutili”. Certo, siamo figli. Allora la cosa importante è che, passo dopo passo, confrontandoci tra noi, con la Parola di Dio, con le vicende della nostra vita, impariamo sempre meglio la difficile arte del servire fino alla fine. L’inutilità pesa e fa soffrire. Ma l’inutilità di cui parla il Vangelo fa rima con libertà. Siamo liberi di far qualcosa senza per forza voler ottenere un ritorno. È la follia della gratuità, il morire illogico del seme, capace però di generare il grande albero. Fa parte della grandezza che ci è stata donata, è in fondo il nostro vanto: siamo liberi di fare qualcosa perché è bello, perché ha senso, semplicemente perché siamo amati. Di cosa posso andare fiera oggi? A chi ho facilitato gratuitamente la vita? 

Spirito Santo, rendimi capace di quel servizio che è amore gratuito e vive della gioia di chi lo dona.