In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
Commento
Tante volte di fronte a storie pubblicate sui social che mettono “in vetrina” eventi profondamente intimi della vita delle persone mi sono chiesta: perché? Perché abbiamo così bisogno di condividere fino a voler quasi fare “entrare” gli altri nella nostra intimità, quella che siamo chiamati a custodire… Quale ricompensa ne abbiamo? Siamo all’inizio del cammino di Quaresima e nel Vangelo di oggi, Signore, mi inviti a cogliere ancora una nuova opportunità: vivere un tempo durante il quale prendermi cura del mio cuore, di quel luogo così “segreto” nel quale risiede la profondità di me stessa, la mia più vera e nuda verità, quella che forse ancora io stessa devo imparare a conoscere e ad amare. Per scoprire che lì, nel segreto, ci sei Tu che mi ami per quella che sono, con i miei limiti e le mie fragilità che tante volte vorrei nascondere. Se l’etimologia della parola segreto ci riporta al latino se-cernere (mettere da parte), allora forse il cammino quaresimale, più che un tempo di penitenze, può essere un tempo per setacciare il mio cuore, per chiedermi che cosa lo abita davvero e per togliere ciò che forse rischia di sporcarlo o di soffocarlo. Allora la Pasqua potrà essere veramente una Luce nuova sulla mia vita. Sono disposta a vivere questo cammino? Che cosa mi impedisce di farlo?
Durante la giornata faccio risuonare dentro di me queste parole del Salmo 51: Tu gradisci la sincerità nel mio intimo, nel segreto del cuore mi insegni la sapienza.
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