Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore - come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» - e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
Commento
Simeone, l 'uomo della speranza e dell' attesa.
Passa la vita ad attendere di poter vivere l'incontro straordinario con il bambino Gesù. Questo bimbo rappresenta il senso della vita.
Tutta la mia vita è in continua ricerca di questo senso.
Uno dei doni che col Battesimo mi è stato fatto è proprio la speranza, perché mette nel mio cuore la capacità di attendere con certezza tutto quello di cui ho bisogno.
Devo imparare a non arrendermi, a chiederla con la stessa fiducia di un bimbo che aspetta e chiede un dono a Santa Lucia.
Preparavo la letterina con il mio nipotino di tre anni e mentre disegnava gli ho chiesto: "Andrea sono tanti regali, magari te ne porta solo due di questi!?", "No zia, sono sicuro perché lei è buona e mi vuole bene".
Ecco, questa è la speranza e fiducia!
La speranza è quella virtù che dà la forza e il coraggio di guardare alla vita con una certezza fondata nel cuore: che non sono sola! Che quello che mi succede non è mai l'ultima parola.
Siamo fatti di desideri e fin quando siamo sulla terra desideriamo la vera felicità.
Simeone mi aiuta a convincermi che devo credere di più a questi desideri che il Signore mi mette nel cuore invece che all'evidenza delle cose, le quali sembrano dirmi che il tempo passa e ho atteso invano.
Dio mi ama troppo e non mi tradirebbe mai mettendomi nel cuore una cosa senza poi darmela davvero nella realtà.
Attendere è un altro modo di fidarsi.
Solo fidandomi, un giorno potrò dire anch'io con la stessa gioia di Simeone: "ora lascia o Signore che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la Tua salvezza".
In cosa spero veramente?
Concedimi, Spirito di Dio, di vedere un giorno con i miei occhi la speranza che mi hai messo nel cuore.
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