In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Commento
Quale forza ci dev’essere stata in quello sguardo e in quelle parole, tale da fare alzare Matteo per seguire Gesù? Da dove può essere nata quella prontezza? Matteo avrebbe potuto chiedere prima di andare: cosa mi chiedi, Signore? Seguirti dove e a quale condizione? E invece no: “Egli si alzò e lo seguì”. È davvero sconvolgente! Provo a immaginare quel frammento di secondi in cui Matteo, chino sul bando delle imposte, preoccupato del suo dare e del suo avere, si sente chiamato per nome; provo a immaginare quell’intenso incontro di sguardi, il suo e quello di Gesù…e la risposta pronta di Matteo, che abbandona tutto senza se e senza ma. Non ci sono ragioni, è la persona di Cristo la causa, il senso, l’orizzonte ultimo; è Lui il nome della forza che fa partire. Matteo si è «convertito» a Cristo, perché ha visto Cristo «convertirsi» a lui, fermarsi e girarsi dalla sua parte. La vocazione, quella di Matteo, la mia, la tua, quella di ogni uomo, è questione di chiamata e di risposta ad un amore che ci precede sempre, ci raggiunge prima di ogni nostro passo. Perché Dio non si merita, si accoglie. Gesù non chiede a Matteo la lista dei suoi peccati, non gli chiede sacrifici, ma lo chiama per fare festa, per stare con lui. Gesù mangia con Matteo, mangia con me, e mi assicura che il principio della salvezza non sta nei miei digiuni per Lui, bensì nel suo mangiare con me. La sua vicinanza è la vera medicina per la vita, che diviene piena, vibrante e appassionata d’amore. E io, ho sentito la chiamata di Gesù per la mia vita? Qual è stata la mia risposta?
Spirito Santo, apri le orecchie del mio cuore perché possa riconoscere la voce di Gesù che mi chiama per nome, e donami la forza di rispondere prontamente come Matteo. Oggi prego anche con il canto “Chiamati per nome”.
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