Sabato della XIV settimana del tempo ordinario
Dal Vangelo di Matteo 10,2
3
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!
Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; abbiate paura piuttosto colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l'anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Commento
Il Vangelo di oggi ci chiede coraggio e forza nella fede. Ci pone alla pari di Gesù, ci chiede di essere “come” il Maestro. Io trovo sorprendente la fiducia che Dio ha in noi! Ci richiama ad essere piccoli, umili, come Lui, lasciandoci riempire dalla Grazia di Dio. Ed essa ci porta ad essere Sua presenza. Più volte oggi ci dice: “Non abbiate paura”, inviandoci ad annunciarLo: “Quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.” Amo osservare i giovani che tornano alla fede dopo tanto tempo: cercano l’essenziale, cercano la Verità e non hanno paura di dire ad altri giovani che si sono allontanati dalla fede, dalla Chiesa: “Io sono credente”. Hanno una forza che viene dall’alto e a tratti si intuisce anche nella passione che mettono nello studio, nel lavoro che fanno, nelle relazioni che hanno. A volte invece noi credenti cadiamo nell’abitudine dei riti, dell’andare a Messa per precetto, nell’abitudine dello stare nel nostro piccolo gruppo, ci accomodiamo. Oggi Gesù ci richiama ad annunciarlo, a non nasconderlo, a mostrarlo nel nostro corpo, con la parola e con i gesti, nei luoghi che abitiamo senza paura, perché valiamo “più di molti passeri”. “Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza” (2 Tm 1,7). Credo veramente che Dio si fida di me? Che opera attraverso di me? Rendo visibile il mio essere credente con la parola o con gesti concreti verso chi è sfiduciato, in università, al lavoro?
Oggi, se capita l'occasione, voglio espormi riguardo alla mia fede.
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