In quel tempo, Gesù disse poi al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Commento
Spirito del Dio Vivente, il tuo soffio d’amore possa plasmare il mio cuore: rendilo libero di donarsi agli altri senza condizionamenti e lontano da ogni tipo di mediocrità.
Oggi Gesù sembra aver dichiarato guerra alle buone maniere. Che cosa c’è di male nella logica del contraccambio? Perché Gesù mi mette in guardia dal ricompensare adeguatamente e dal dimostrare gratitudine in modo concreto per quanto qualcuno ci ha fatto o dato? Di certo non è il galateo in sé l’oggetto della condanna di Gesù: Egli mi vuole fare riflettere su un modo “idolatrico” di intenderlo e di viverlo. Questo perché anche in me risiede la tentazione di relegare i rapporti con le persone ad un livello “commerciale”, restando sempre all'interno di una fitta rete di relazioni interessate e di una concezione della vita “da mercanti”. L’invito che Gesù rivolge al padrone di casa interpella anche me: quanta gratuità c’è nel mio modo di espormi all’altro? L’invito è volutamente esagerato: gli storpi, i ciechi e gli zoppi erano i “marchiati da Dio” che sopravvivevano nella loro emarginazione. Questi non hanno nulla da contraccambiare: ogni apertura verso di loro è a perdere. Questo capo dei farisei è veramente “padrone” della sua casa? Oppure è schiavo di un modo opprimente di intendere il valore di quello che si fa oppure di ciò che si dona? Contrariamente a lui, io sarei disposto a condividere tutto, senza interessi e gratuitamente imitando lo stile di Colui che per me ha dato tutta la Sua vita? La mia mano è completamente disinteressata nel donarsi?
Oggi ripenso a vero atteggiamento che motiva le mie relazioni verso i fratelli. Chiedendo al Signore il dono della gratuità vivo con gioia un atto di carità per una persona o per una situazione da cui non avrò nulla in cambio.
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