In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».
Commento
Gesù parla ai suoi discepoli, non alla folla questa volta. I suoi discepoli, i suoi amici più cari con cui condivide la quotidianità. Li mette in guardia sull’importanza e al tempo stesso sulla fragilità delle relazioni: sull’importanza di una fraternità autentica e sincera. “Ma io vi dico”: Gesù stravolge il nostro punto di vista, perché anche una relazione avariata può uccidere, me e l’altro. E per questo ci chiama a conversione. Perché la relazione con Dio non può prescindere da quella con i fratelli, perché Dio guarda dentro i nostri cuori e vede anche gli angoli più oscuri, quelli che tentiamo di nascondere, anche nelle relazioni di tutti i giorni. E non ci si può mettere realmente in relazione con Lui se prima non ci si è riappacificati con i fratelli e, solo dopo, potersi offrire come dono. Sì, perché il dono che offri al Signore sei tu, sono io, con tutto me stesso e con le mie relazioni, la mia vita, e se queste sono avariate, ammuffite, non funzionano, fanno marcire anche altri pezzi della persona. “Fino all’ultimo spicciolo”: sì, perché il debito con il Signore della vita richiede verità. Solo quando saremo stati sinceri con noi stessi e con gli altri, ecco, solo allora saremo liberi di vivere in pienezza. Mi chiedo quindi: come vivo le relazioni con le persone che percorrono la mia quotidianità? Sono una persona riconciliata con me stessa e con i miei fratelli?
Oggi prendo una mia vecchia foto e ripenso a come ho coltivato in questo tempo le mie relazioni quotidiane.
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