In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare.
Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Commento
Spirito Santo donami un cuore capace di amare con perseveranza e con fedeltà!
Il clima presentato dal racconto evangelico pare essere quello di una “disputa teologica”. Gesù viene interrogato ed interpellato dai farisei a proposito della liceità (o meno) dell’atto di ripudio da parte del marito verso la moglie. E’ noto infatti che la legge di Mosè lo prevedeva ed essa rappresentava (e rappresenta) la bussola legislativa per Israele. Gesù ne è consapevole e, tuttavia, riporta l’attenzione del cuore degli ascoltatori all’origine. C’è un legame con la legge che funziona e c’è, invece, una relazione con la stessa che diventa schiavitù, prigionia, fardello che appesantisce il cammino di fede piuttosto che renderlo agile e snello. Ebbene, il riferimento all’insegnamento del libro della Genesi da parte del Signore indica la volontà originaria di Dio: l’amore tra uomo e donna è un mistero grande, una forza così attrattiva da superare perfino il legame con il nucleo parentale d’origine! Oggigiorno siamo spesso portati a credere che queste siano parole vuote, superate, ideali da poeti o da persone che vivono in un mondo che non esiste più. Però, se riflettiamo un poco, possiamo comprendere l’inevitabile urgenza di questa volontà: l’amore non può essere un sentimento effimero, volubile, affidato all’umore del momento o alla moda della stagione storica. Gesù ci ricorda che l’uomo e la donna, nel sacramento del matrimonio, sono chiamati ad essere con-partecipi dell’amore di Dio e a vivere questa partecipazione sempre, sia nei momenti di luce che di ombra, sia quando le “cose” vanno bene sia quando si hanno incomprensioni. Mi chiedo: nella mia vita, come vivo la mia relazione con Dio e con le persona che amo? La vivo “a fasi alterne” oppure la connoto con uno stile di perseveranza e di fedeltà?
Oggi mi impegno a tradurre le parole “perseveranza” e “fedeltà” in una testimonianza di amore verso chi mi è più prossimo.
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